“Non camminare davanti a me, potrei non seguirti;
non camminare dietro di me, non saprei dove condurti;
cammina al mio fianco e saremo sempre amici.”.
(anonimo cinese)
Questa citazione ha subito colpito la mia attenzione per la sua immediatezza e chiarezza nel rappresentare la parità, intesa come modo di relazionarsi tra due persone; allo stesso tempo corrisponde a ciò che penso debba essere la relazione psicologo – persona.
Innanzitutto persona, e non paziente perché… beh, avere qualche difficoltà nella vita, nel lavoro, nella relazione di coppia, in famiglia… non significa essere malati!
Non solo, quindi, il riconoscimento e il rispetto dell’altro, ma anche il rispetto della sua natura, della sua unicità, della sua libertà. In fondo la persona è l’unica vera profonda conoscitrice di se stessa, è il regista della sua vita.
Ecco come mai c’è la persona al centro del mio intervento, la persona e tutto ciò che gira attorno a lei, il suo sistema, le sue relazioni. Io in quanto specialista, le sono accanto, cammino insieme a lei per aiutarla a ritrovare la strada che sembra non esser più visibile, o per ritrovare la forza di fare un passo dopo l’altro in seguito ad un brusco arresto o ad un caduta.
Non preoccupiamoci troppo. In fondo non siamo noi a curare i nostri pazienti. Noi semplicemente stiamo loro vicini e facciamo il tifo mentre loro curano se stessi.
(Erich Fromm)
La strada che la persona fa e farà sarà la propria strada, quella che lei stessa sceglierà di percorrere. E allora, continuando su questa metafora, io psicologa rappresento per la persona in cammino, una compagna, al suo fianco, con la quale confrontarsi. I cartelli stradali possono essere i miei interventi, gli strumenti condivisi con la persona durante i nostri incontri; segnali che non indicano che strada fare, bensì forniscono i mezzi per scegliere da sé la strada, il proprio cammino.
Il problema che porta la persona non è altro che la situazione raggiunta fino a quel momento, il tentativo che la persona ha messo in atto per rispondere ad un problema; nel cammino con la psicologa, grazie al suo allenamento, è possibile per la persona comprendere appieno le modalità personali e relazionali utilizzate, cambiare il modo di leggere la realtà, di connettere i dati tra loro per trovare nuove possibilità e una nuova strada.
Il cammino insieme, psicologa e persona, avrà momenti di salita, qualche passaggio impervio, ma la certezza per la persona di avere il potere sul suo cambiamento, le permette di affrontare anche quei passaggi, rendendola attiva e in grado di recuperare automaticamente ed autonomamente le risorse che possiede.
“Essendo il pensiero del terapeuta sistemico basato sulla complementarietà dei concetti di causalità lineare e circolare, sull’importanza della pluralità dei punti di vista, sul privilegiare il porsi domande rispetto al dare risposte, esso ha l’effetto nel tempo di trasmettere al cliente un modo di connettere le cose e le persone, gli eventi e i significati, che lo libera dalla rigida visione di sé e della realtà che lo circonda”
(Luigi Boscolo, Paolo Bertrando)
Il camminare insieme è, quindi, la costruzione della relazione qui ed ora tra due persone, psicologa e persona, che permette di ridefinire la strada trascorsa e di costruire una nuova strada futura. La storia della persona, i suoi racconti, le sue narrazioni emergono e si esprimono all’interno di questa relazione, nel qui ed ora, con la psicologa; narrazioni che, per il fatto stesse di essere uniche ed autentiche della persona, non possono essere, e non sono, sottoposte a giudizi o critiche, ma semplicemente a letture o riletture grazie al cammino insieme.